lunedì 20 settembre 2010

Grazie

Se ci sono due persone cui, nel bene e nel male, devo il mio stile (e anche un po' quello che sono), sono due zii, uno autentico e uno 'putativo', ambedue dal lato paterno: Italo Mangani e Vittorio De Angelis, in arte semplicemente Vitto'.
Al primo, simpaticissimo romagnolo trapiantato a Firenze e tanto legato a questa citta' da 'dimenticare' le sue radici, devo probabilmente tutti i possibili vizi che un bravo prozio da' al figlio del suo nipote preferito: ogni visita nella citta' dei miei avi significava mattine turistiche e pomeriggi cinematografici (la sua passione, e poi la mia, i film western che lui chiamava 'co' Coiboi'), nonche' il permesso di leggere tutti i suoi libri (beh... QUASI tutti) e un pacco voluminoso di libri nuovi da riportare con me a Roma. Fu lui a farmi notare che, dato il mio ancora acerbo ma spiccato e (secondo lui) simpatico senso dell'umorismo e la comune data di nascita con l'autore, mi ci sarebbe voluto Tre uomini in barca... a distanza di quasi mezzo secolo, sono qui a dargli ancora ragione.
L'altra persona, 'zio' in quanto era uno dei migliori amici di mio padre, se non il migliore, e' Vittorio De Angelis, in arte semplicemente Vitto', colonna di un giornaletto, Il Vittorioso, di cui pochi conservano memoria, del Messaggero dei Ragazzi ma soprattutto 'inventore', per i piu' giovani, di rubriche storiche sul Topolino Mondadori quali Il salotto di Clarabella e soprattutto Qui Paperino Quack! Finche' fui piccolo, il suo apporto si limito' a spedirmi, una volta al mese, mastodontiche scatole di cioccolatini messe a disposizione da Il Vittorioso per i piccoli lettori che inviavano barzellette alla sua rubrica, molto affettuoso ma, per precoce che fossi, a due anni non avevo spedito proprio niente e il cioccolato non potevo mangiarlo... Poi mi presento' molti scrittori che, progredendo negli anni, diventavano i miei idoli (e in qualche caso lo sono tuttora), Metz, Carletto Manzoni, Marchesi, Amurri... per culminare, in un magico pomeriggio di maggio, con Benito Jacovitti. A lui devo la pubblicazione, proprio su Il Messaggero dei Ragazzi, del mio primo 'atto unico', La tenda... rissa (notate come il mio bislacco senso dell'umorismo non sia poi cambiato molto... e che il comandante Nobile mi perdoni). A lui, poco prima che se ne andasse, devo le risate sincere leggendo i miei bozzetti, gli abbracci, gli incoraggiamenti, come se fossi ancora il 'pupetto' di Guido e non un signore di cinquant'anni...
Zii, magari vi ho deluso, ma... grazie lo stesso, dovunque siate.

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